Uno dei tanti riferimenti lo troviamo a pag. 38:
"Il colonnello si alzò. Il suo viso pallido si illuminò di un sorriso. Da un mucchio di carte, tirò fuori un libro. Me lo agitò di fronte agli occhi e mi chiese:
-Che libro è? Indovini. Che libro?
-Il regolamento sul servizio in guerra, - dissi io, senza convinzione, cercando di leggerne il titolo.
-Io, il servizio in guerra! Ma lei è matto. Indovini dunque.
Capii che si trattava di un libro attuale, in rapporto alla sua predilezione.
-Bacco in Toscana,- dissi.
-No, ma si avvicina.
-Anacreonte.
-No.
Io cercavo un altro nome di illustre bevitore. Il tenente colonnello mi mise la testata sotto gli occhi. Io lessi: L'arte di prepararsi i liquori da se stessi.-Capirà, - spiegò. - Con questa maledetta guerra in montagna, non possiamo trasportare con noi neppure due bottiglie. Così, io posso prepararne quante ne voglio. Lo so, c'è una bella differenza fra l'alcool distillato e quello in polvere. Ma meglio così che niente.
-Arte rara, - dissi io.
-Rara, - ripeté il colonnello. - Mi creda, vale l'arte della guerra.
A Monte Fior, il combattimento infuriava."
Ben lungi dalle situazioni che, a mio modesto parere credo tutti, ci siamo immaginati sin da bambini, studiando la Grande Guerra, il ritratto che l'autore ci trasmette è quello di comandanti ubriachi, incapaci di comandare. Dalle pagine di questo libro si evince quanto l'alcool, per molti soldati, sia stato il vero, e forse, unico carburante per quella tremenda guerra.
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